In un mondo che cambia più velocemente di una scena in un musical di Broadway, le dichiarazioni di Dmitry Peskov, l’araldo del Cremlino, sembrano il monologo nostalgico di un attore che ha dimenticato di essere sulla via del pensionamento. Con un tono che aspira a essere minaccioso ma che ricorda più il ronzio di un vecchio frigorifero, Peskov ha cercato di gettare ombre sulla legittimità di Volodymyr Zelensky. Tuttavia, queste parole suonano come l’ultimo tentativo di un regime che sembra aver definitivamente perso il contatto con la realtà.
“Il destino di Zelensky è segnato,” ha dichiarato Peskov con la stessa credibilità di un mago di strada che promette di far levitare il Colosseo, “presto molti -anche in Ucraina- metteranno in dubbio la sua legittimità. È una cosa che andrà fatta, anche da un punto di vista giuridico, e lui dovrà giustificarsi.” Parole che echeggiano vuote come un tweet ignorato, un goffo tentativo di scalfire l’immagine di un leader che ha ampiamente mostrato la resilienza di un bulldog.
Dall’altra parte dell’oceano, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato un pacchetto di aiuti per l’Ucraina: 60 miliardi di dollari, una cifra che non solo rafforza la resistenza ucraina ma potrebbe anche rappresentare lo spartiacque che nessuno orma si aspettava in proiezione di trattative di pace che potrebbe avere come protagonista un Zelensky in posizione di forza.
Peskov gioca a scacchi con pedine immaginarie, cercando di erodere la fiducia nella leadership ucraina con mosse che sembrano uscite da un manuale di magia per principianti. Gli Stati Uniti e i loro alleati, invece, stanno scrivendo la sceneggiatura di un impegno tangibile, dimostrando che nel gioco del potere, la propaganda è solo un bluff se non supportato da azioni concrete.
In casa nostra invece, nel contesto della propaganda russa, figure come il Prof. Alessandro Orsini emergono, continuando a provocare ed esaltare i filorussi italiani con articoli che sembrano più un fuoco d’artificio retorico che un’analisi. La sua retorica, carica di enfasi e polemica, risuona tra coloro che sostengono la narrativa del Cremlino, contribuendo a un clima di disinformazione che permea il dibattito pubblico.
La propaganda non si limita alla diffusione di informazioni parziali, ma si estende all’uso di terminologie specifiche, alla manipolazione di immagini e video, e all’impiego di figure retoriche che evocano emozioni forti. In questo modo, si cerca di creare un legame emotivo con il messaggio trasmesso, rendendolo più persuasivo e difficile da contestare.
Pertanto, è essenziale mantenere un approccio critico verso le informazioni che riceviamo, soprattutto quando provengono da fonti con possibili secondi fini. Solo così possiamo aspirare a formarci un’opinione informata e bilanciata sui temi di rilevanza internazionale. E ricordiamoci sempre di prendere le dichiarazioni di Peskov con la stessa serietà con cui guarderemmo un elefante fare equilibrismo su una palla da spiaggia.
IL GRANDE ILLUSIONISTA E IL PROFETA DELLA PROPAGANDA
Peskov, con la sua aria di un illusionista che ha perso il suo pubblico, continua a tessere narrazioni che si scontrano con la realtà tangibile. Con le sue parole, piene di minacce velate, è come se cercasse di convincere il mondo che il suo mazzo di carte ha ancora qualche asso, mentre tutti hanno già visto che le carte sono state giocate.
Orsini, d’altra parte, si posiziona come il profeta della propaganda, un moderno Nostradamus delle teorie filorusse, le cui profezie sono tanto audaci quanto discutibili. Con un talento per la drammatizzazione che farebbe invidia a qualsiasi regista di Hollywood, Orsini dipinge scenari apocalittici che servono più a spaventare che a informare esaltando quella parte di opinione pubblica sensibile al pacifismo intonso di opportunismo.
Insieme, Peskov e Orsini sembrano i protagonisti di una commedia dell’assurdo, dove la realtà è opzionale e la verità è solo un’opinione. Ma in un mondo dove i fatti sono ancora fatti, e le azioni parlano più forte delle parole, il loro spettacolo sta diventando sempre più un’esibizione solitaria, con un pubblico che destinato ad un rapido ripiegamento rispetto alle attuali posizioni platealmente ipocrite.
LA VERITÀ COME ANTIDOTO ALLA PROPAGANDA
In un’epoca di fake news e post-verità, la chiarezza e l’onestà nell’informazione sono più preziose che mai. Mentre figure come Peskov e Orsini possono cercare di distorcere la realtà a loro vantaggio, è il compito di ogni individuo ricercare la verità con occhio critico e mente aperta. Dobbiamo essere vigili, pronti a sfidare le narrazioni che ci vengono presentate e a cercare fonti diverse per ottenere una visione completa degli eventi.
La verità può essere scomoda, può richiedere sforzo per essere scoperta, ma alla fine è l’unico terreno solido su cui possiamo costruire un futuro migliore. E in questo sforzo collettivo, le dichiarazioni di Peskov e gli articoli di Orsini diventano semplicemente note a margine di una storia molto più grande, una storia scritta da coloro che hanno il coraggio di guardare oltre l’illusione.